Le Quattro Giornate di Napoli

Continua il nostro percorso di avvicinamento al 25 Aprile.
Dopo l’assemblea con la FIOM che ha gettato le basi per la nascita di una sezione ANPI tra le tute blu salernitane, abbiamo presentato il libro di Ciro Raia sulle Quattro Giornate di Napoli.
A coordinare la discussione è stato Massimiliano Amato che ha evidenziato come negli anni vi sia stata la tendenza, accentuata da una certa storiografia, a declassare gli avvenimenti raccontati nel libro a semplice “rivolta degli scugnizzi” quasi a volerla slegare da quella che è stata la lotta complessiva per la Liberazione.
Proprio partendo da queste considerazioni, il presidente dell’ANPI provinciale, Ubaldo Baldi, ha ricordato l’impegno della nostra associazione per ricostruire la memoria della Resistenza nel Sud Italia che è fatta di molteplici episodi tra cui il la Battaglia di Scafati del 28 settembre ’43, di poco antecedente alle Quattro Giornate di Napoli.
È toccato quindi a Maria Di Serio introdurre l’autore elogiando il lavoro di Ciro Raia sia sul piano della ricostruzione storica che della qualità della scrittura.
Quest’ultimo ha infine sottolineato come il suo libro nasca con l’intenzione di raccontare le Quattro Giornate di Napoli liberandole da quei luoghi comuni cui accennava Amato e provando a ricostruire quello che è stato un percorso di presa di coscienza di un popolo che ha scacciato via l’invasore nazifascista.
Un popolo che grida “mo’ basta!” dopo aver pagato un prezzo enorme durante la Seconda Guerra Mondiale. Napoli è stata infatti una delle città più bombardate durante il conflitto e ciò ha causato non solo la distruzione del Monastero di Santa Chiara ma anche la morte di oltre ventimila civili.
Raia ha concluso il suo intervento parlando della differenza tra i concetti di memoria e ricordo. Mentre il ricordo è individuale, la memoria è collettiva e permette sia di collocare i fatti all’interno di un contesto più ampio sia di offrire un metro di giudizio per il presente. Ed è dalla memoria degli orrori del passato che nasce oggi la posizione dell’ANPI di contrarietà all’invio di armi in Ucraina che rischia di alimentare un conflitto la cui unica soluzione non può che essere la via diplomatica.

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